
Costruito da Agrippina nel 54 d.C. in onore del marito divinizzato, il tempio di Claudio – uno dei complessi più grandi di tutta la regione – venne distrutto in gran parte da Nerone allo scopo di sfruttare la splendida posizione del luogo per adattarvi un’ala della sua
Domus Aurea. Durante il regno di Vespasiano (69-79 d.C.), il tempio viene ricostruito al centro di una vasta area di rispetto, corrispondente all’attuale giardino del convento dei Passionisti annesso alla chiesa dei SS. Giovanni e Paolo. Da alcuni frammenti della Pianta Marmorea di età Severiana nei quali è rappresentato, apprendiamo che l’edificio era situato su un podio accessibile per mezzo di una scalinata. Il tempio aveva le colonne soltanto sulla parte anteriore (prostilo), sei delle quali formavano la fronte (esastilo). La grande terrazza rettangolare sulla quale sorgeva, era sostenuta per tre lati da possenti strutture in laterizio e in travertino, delle quali restano ancora cospicui avanzi. Nulla rimane invece del tempio vero e proprio, fatto oggetto in ogni periodo di un’intensa opera di spoglio.Nel 1880, in occasione della sistemazione dell’attuale via Claudia, fu liberata una grande parete in laterizio di ottima fattura, articolata in nicchie di forma semicircolare e rettangolare, disposte sui due lati di un vano centrale absidato. Un sistema di corridoi e concamerazioni – la cui funzione non è stata ancora del tutto chiarita (cisterne, corridoi di servizio?) – separava la parete dal terrapieno retrostante e costituiva un’ampia quinta architettonica che fungeva da prospetto per il lato orientale della terrazza. Nel Medioevo, due delle nicchie del complesso furono riutilizzate per costruire delle cappelle dedicate a S. Paolo e a S. Lorenzo.Del tutto diverso è il tipo di sostruzioni del lato opposto della terrazza, riutilizzate in parte come fondazioni del convento medievale dei SS. Giovanni e Paolo e del campanile romanico della chiesa. Si tratta di una gigantesca struttura – che ha ispirato architetti e disegnatori di ogni tempo – costituita da una duplice fila di arcate formate da grandi blocchi di travertino, dietro la quale si apre una serie di ambienti con i muri in laterizio disposti su due piani. Gli elementi della fronte presentano la caratteristica lavorazione a «bugnato rustico» tipica del periodo di Claudio (altri esempi a Porta Maggiore, al Porto di Claudio ecc.), e sono rifiniti soltanto in corrispondenza delle giunture dei blocchi stessi e delle parti architettoniche (capitelli, basi).Sul lato occidentale, all’interno dell’attuale autoparco del Comune, vi era la scala di accesso alla terrazza del tempio. Le strutture superstiti, sulle quali è stata costruita una palazzina moderna, sono costituite da due ambienti di diversa altezza utilizzati come cisterne, sulle cui volte era poggiata la rampa della scala che conduceva alla terrazza.Anche sul lato nord (verso il Colosseo), le sostruzioni erano formate da una fila di ambienti paralleli costruiti in opera laterizia, le cui murature inglobano resti più antichi in opera reticolata. Da questa parte, a metà della sostruzione, vi è una struttura isolata, conservata per circa metà della sua lunghezza originaria, costituita da alcuni ambienti rettangolari affiancati e disposti su più livelli. Si tratta forse di una fontana monumentale costruita in forma di cascata, che decorava il lato settentrionale della terrazza servendo al tempo stesso come mostra dell’acqua Claudio-Neroniana. A questo ninfeo dovevano appartenere i numerosi condotti di piombo rinvenuti nei pressi, una scultura rappresentante una nave, e una bocca di fontana in forma di prua rostrata con l’estremità lavorata a testa di cinghiale, conservata attualmente nei Musei Capitolini. F.A.