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Per l’area denominata attualmente «Vaticano», inclusa nella quattordicesima regione augustea, ma mai parte vera e propria della città, i toponimi antichi attestati più frequentemente sono Vaticanus , seguito da ager o da mons, e Vaticanum. |
Il primo termine è testimoniato già nel V secolo a.C.; in particolare con l’accezione
Vaticanus ager si indicava
tutto il territorio che si estendeva per circa 13 km dal Gianicolo verso nord, procedendo lungo la riva destra del Tevere fino all’altezza di Fidene, in area originariamente etrusca. L’espressione
Vaticanus Mons compare nel IV secolo d.C. in riferimento alle colline dell’odierno Vaticano e di Monte Mario. Infine dal II secolo d.C. prevale nelle fonti il termine
Vaticanum, relativo alla zona dell’attuale Città del Vaticano e forse a quella adiacente, attraversata da via della Conciliazione. La sicura appartenenza dell’area occupata dalla chiesa di San Pietro al territorio definito
in Vatic(ano) è comunque accertata in base a fonti epigrafiche, in particolare un’iscrizione sulla tomba di Popilio Eracla, sita nella necropoli scoperta sotto la basilica. L’etimologia del termine
Vaticanus resta invece tutt’altro che assodata ed è stata ricollegata dagli studiosi antichi e moderni ai termini
vates e
vaticinium, al dio
Vaticanus o a un ipotetico abitato denominato
Vaticum. Per quanto riguarda le caratteristiche geologiche della zona sappiamo che vi abbondava argilla ottima per la fabbricazione di laterizi, ma che il terreno era inadatto alle coltivazioni agricole (per esempio, il poeta romano Marziale lamenta la pessima qualità dei vini che lì venivano prodotti). La viabilità in quest’area era assicurata dai tratti iniziali delle vie Cornelia, Trionfale e, in maniera non del tutto chiarita, da uno dei due rami dell’Aurelia. Il percorso più antico era quello della Trionfale, che collegava Roma a Veio fin dall’epoca protostorica e che correva lungo la riva destra del fiume alle falde del Gianicolo. Anche il tracciato originario della Cornelia era molto antico e collegava la città a
Caere. Il tracciato della via Aurelia, con il suo doppio percorso, è invece più difficile da accertare: si può supporre che nell’area vaticana coincidesse con la via Cornelia, proseguendo poi con un percorso costiero, la
Salaria Vetus, e con uno più interno ovvero la
Salaria Nova. I tratti superstiti di basolato di queste vie sono stati riconosciuti a più riprese in vari punti dell’area vaticana e portano a identificare in particolare un percorso iniziale comune a Cornelia e Trionfale. La prima poi costeggiava il lato sud della necropoli sotto S. Pietro, la seconda pure adiacente ad altre necropoli (del Prato di Belvedere, dell’Annona, dell’Autoparco, ecc.) era orientata in direzione nord. Il crocevia tra queste e altre strade attestate in maniera frammentaria, dovette comunque essere proprio nell’area di piazza di S. Pietro. Per quanto riguarda invece l’aspetto abitativo, tra le varie notizie antiche degne di nota sono quelle riferite al progetto, ideato ma mai realizzato da Cesare, di deviare il fiume e ricongiungere il Vaticano al Campo Marzio; inoltre sono fondamentali, naturalmente, i numerosi testi relativi al martirio e alla sepoltura di San Pietro. Proprio a queste fonti cristiane (martirologi, vite di papi, ecc.) in massima parte posteriori al V secolo d.C., dobbiamo i dati topografici disponibili per ricostruire, pur con le dovute incertezze, il profilo urbanistico della zona anche in età classica. Sostanzialmente, dopo il periodo in cui l’area ebbe per così dire una «vocazione residenziale» e vi si estendevano gli
horti imperiali, gravitanti intorno al circo di Gaio e di Nerone, si verificò un radicale cambiamento d’uso con il sorgere di grandi necropoli, soprattutto entro il III secolo d.C. Contemporaneamente il Vaticano venne a costituire una sorta di polo religioso con la costruzione del
Phrygianum ed eventuali annessi cultuali, e con la monumentalizzazione della tomba di S. Pietro. Relativamente al carattere residenziale del Vaticano, abbiamo notizie e testimonianze sugli
Horti Agrippinae, Cai et Neronis ovvero i giardini di proprietà di Agrippa ed ereditati da Agrippina Maggiore, madre di Caligola: passati al figlio di lei, Caligola, che vi fece costruire il suo circo, furono ereditati anche da Nerone. Erano situati approssimativamente tra S. Pietro e Borgo e collegati al Campo Marzio mediante il p
ons Neronianus. Vari ruderi, visti durante il Medioevo, furono ricollegati alla parte architettonica vera e propria, così come i resti scoperti sotto l’ospedale di Santo Spirito, ma non si hanno notizie certe: dalle fonti è invece testimoniato con chiarezza che in questi giardini sotto Nerone i martiri cristiani furono giustiziati. Non erano comunque gli unici giardini nell’area vaticana, in quanto nella zona circostante il Mausoleo di Adriano e il palazzo di Giustizia si estendevano originariamente gli
Horti di Domizia, da identificare molto probabilmente con Domizia Longina, moglie di Domiziano. A nord del mausoleo di Adriano, tra le vie Alberico II e Cola di Rienzo, furono visti a più riprese i resti di un grandioso edificio, lungo almeno 300 metri: si tratta forse della
Naumachia Vaticana, fatta edificare da Traiano in sostituzione di quella di Augusto nell’area trasteverina.Anche di recente sono state scoperte frequenti e rilevanti testimonianze archeologiche delle necropoli che si svilupparono progressivamente lungo le sopracitate arterie stradali e alle pendici dei colli vaticani già dalla metà del I secolo d.C., anche a discapito delle strutture residenziali precedenti: la più eminente era quella vaticana, estendentesi a est e a ovest della basilica, presso la via Cornelia. Tra le tombe, parecchie delle quali di altissimo livello, si ha il ricordo del cosidetto
Terebintus Neronis conosciuto anche erroneamente come «obelisco di Nerone». Si trattava di un monumento sepolcrale costituito da due elementi cilindrici sovrapposti, situato presso il Mausoleo di Adriano e la
Meta Romuli. Quest’ultima era una tomba di forma piramidale, visibile nella zona di Borgo fino al XVI secolo, quando fu fatta distruggere da Alessandro VI.Quanto all’utilizzazione cultuale dell’area vaticana, bisogna citare, nonostante le testimonianze nel complesso esigue, lo sviluppo dell’importante
culto della dea frigia Cibele, praticato presso il santuario noto come
Phrygianum: alcune testimonianze epigrafiche ne collocano la fondazione in epoca anteriore almeno alla metà del II secolo d.C. e il declino in seguito all’inizio dei lavori per erigere la basilica di S. Pietro. La zona occupata dal complesso, da considerare, analogalmente ad altri dedicati a questa divinità, come costituito da un sacello e da un
campus, era probabilmente a nord o a ovest della basilica. Un altro luogo di culto praticato nell’area, ma di cui si hanno ancor più scarse notizie, era quello che un recente studio ha ipotizzato dedicato a Gaia, divinità greca associata a Cibele. Il santuario, detto
Gaianum doveva essere situato a ovest di Castel Sant’Angelo, ma probabilmente non vi era una vera e propria monumentalizzazione dell’area cultuale, il che spiegherebbe forse la mancanza di resti e di notizie più precise. M.G.