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Login / Registrati! E' gratis!Il Palatino

Situato in felice posizione, a dominio del luogo di attraversamento naturale del Tevere (Isola Tiberina) e di incontro e scambio tra le genti che sin da epoca remota frequentavano la zona (area del Foro Boario), il colle Palatino costituì per questo un importante centro di aggregazione umana, forse il più adatto alla formazione di un insediamento stabile.
Caratterizzato peraltro da pendici assai ripide e facilmente difendibili – a eccezione della parte nord-orientale, collegata da una sella alla Velia e tramite questa all’Esquilino – il Palatino (Palatium, forse dalla radice preindoeuropea pala = altura) raggiunge un’altezza di circa 51 metri s.l.m. nel pianoro centrale e digrada verso il fiume con un pendio cui si attribuì il nome di Germalus. La tradizione riferisce di un antichissimo stanziamento sul monte di Greci provenienti dall’Arcadia (sotto la guida di Evandro e Pallante), probabile riflesso di una reale frequentazione, da parte di marinai e mercanti elleni, del basso corso del Tevere anteriormente alla nascita della città, e vi colloca altresì i principali luoghi e miti connessi alla fondazione di Roma (metà circa dell’VIII secolo a.C. secondo Varrone). Ai piedi dell’angolo sud-ovest del colle era infatti il Lupercal (la grotta ove la lupa avrebbe allattato i gemelli), mentre subito al di sopra, alla sommità delle Scalae Caci, si trovavano il tugurium Faustuli e la Casa Romuli, nella zona ove sono stati rinvenuti i fondi di capanna dell’Età del Ferro, di pianta rettangolare con angoli arrotondati e fori per i pali che sostenevano le pareti straminee e il tetto (visibili nei pressi del tempio della Magna Mater). La città palatina delimitata da Romolo, ove si svolgevano importanti festività religiose (Palilia, Lupercalia), avrebbe avuto forma quadrangolare, con i vertici posti all’Ara Massima di Ercole nel Foro Boario, all’Ara di Conso nella valle del Circo Massimo, alle Curiae Veteres nell’angolo nord-orientale del colle e al Sacello dei Lari presso il tempio di Vesta nel Foro; nella primitiva cinta muraria dovevano aprirsi tre (o quattro) porte (di due di esse ci sono conservati i nomi: Mugonia e Romanula).Vari edifici sacri furono eretti sul Palatino nel periodo arcaico, epoca cui risalgono anche le cisterne in blocchi esistenti tra le citate capanne e la Casa cd. di Livia, e soprattutto in età repubblicana, tra i quali i templi di Giove Vincitore (295 a.C.), di Giove Statore (294 a.C.) e della Vittoria (pure del 294 a.C.), posto a est del tempio della Magna Mater (204-191 a.C.). Sempre durante la Repubblica il colle divenne luogo prediletto dall’aristocrazia romana quale zona residenziale e su di esso abitarono importanti uomini politici, come M. Valerio Massimo (console nel 505), Gn. Ottavio (console nel 165), Tiberio Sempronio Gracco, M. Livio Druso (tribuno della plebe nel 91), inoltre Cicerone, Ortensio Ortalo, Clodio, Milone, il triumviro M. Antonio e molti altri (numerosi resti di case sono stati rinvenuti alle pendici settentrionali e alla sommità del monte: Casa c.d. dei Grifi, Aula Isiaca, ecc.). Fedele a questa consuetudine, ma con valenze ideologiche di ben altra portata, anche Augusto scelse di abitare sul Palatino, acquisendo precedenti dimore nell’area prossima a quella delle memorie romulee e innalzandovi nuove costruzioni (tra cui il tempio di Apollo con il vicino portico delle Danaidi e due biblioteche). Dopo di lui, la realizzazione dei grandi complessi palaziali ad opera di Caligola, di Nerone (Domus Tiberiana, Domus Transitoria e Domus Aurea), dei Flavi (Domus Flavia e Domus Augustana) e di Settimio Severo determinò la definitiva trasformazione del colle in un’immensa reggia imperiale, la cui decadenza ebbe inizio solo a partire dal IV secolo d.C., con lo spostamento della corte e del governo centrale in altre sedi dell’impero e con il declino del paganesimo. A. D.